Articolazione e struttura del percorso formativo
La struttura modulare e flessibile del programma di formazione sul fenomeno della vittimizzazione secondaria nell’ambito della violenza di genere persegue una prospettiva di forte integrazione interdisciplinare e consente di soddisfare le esigenze dei diversi gruppi target, tenuto conto del loro background professionale. Pertanto, il confronto con la giurisprudenza e con le esperienze “sul campo” più significative sarà costante e aggiornato. La formazione, affidata a esperte ed esperti di settore nei diversi ambiti in cui si manifesta la vittimizzazione secondaria, assicura uno standard qualitativo elevato per favorire un approccio integrato al contrasto del fenomeno, che richiede oggi un bagaglio complesso di conoscenze, non solo giuridiche.
Il partenariato ha avviato le procedure per accreditare il corso di formazione presso gli ordini professionali pertinenti alle categorie di professionisti interessate:
Corso online
Il corso online è strutturato in 9 moduli didattici della durata di 1h ciascuno. Ciascun modulo è organizzato e suddiviso in video-lezioni registrate, arricchite di contenuti grafici e materiali come slide e info grafiche. Il programma specifico è riportato a margine.
Webinar di approfondimento
Sono previsti 3 webinar di approfondimento, dedicati alle tre specifiche categorie professionali target del progetto: Professionisti della Giustizia, Forze dell’Ordine e Giornalisti. I webinar saranno organizzati al termine del corso online. L’approfondimento verterà sulle tematiche che, durante il corso online, avranno riscontrato tra le/i corsiste/i maggiore interesse e saranno definite sulla base di feedback forniti dagli stessi partecipanti a conclusione del corso.
Workshop laboratoriali in presenza e performance teatrali
I workshop sono ambiti formativi di incontro e confronto multi professionale, impostati con un assetto fortemente interattivo e laboratoriale secondo una metodologia che crea un setting in cui tutte/i le/i partecipanti sono protagoniste/i attivi, animano la discussione, condividono idee ed elaborano soluzioni, raggiungono risultati tangibili. I gruppi aula, composti da appartenenti a tutte e tre le categorie professionali target del progetto, avranno l’opportunità
La gestione da parte di professioniste/i che faciliteranno questo processo rendendo disponibile e condividendo la loro competenza e il loro sapere permetterà un apprendimento diretto e la creazione di connessioni tra le diverse professionalità presenti, promuovendo anche un’ottica ed un approccio al lavoro di rete.
Il principale obiettivo degli workshop è fornire strumenti e conoscenze affinché le/i professionisti/e offrano una risposta adeguata ad affrontare i bisogni delle (potenziali) vittime all'interno dei meccanismi di sostegno esistenti, anche promuovendo una narrazione corretta della violenza subita. Si vogliono porre le basi per il rafforzamento delle capacità professionali e di cooperazione multidisciplinare. Ogni donna (vittima o potenziale vittima) deve poter trovare di fronte a sé professioniste/i in grado di comprendere il suo vissuto e di sostenerla senza determinare sensi di colpa o ulteriore vittimizzazione, promuovendo interventi di sistema che integrino le professionalità
L’evento vuole creare un incontro e una contaminazione tra le diverse professionalità, creando un contatto anche con i soggetti che operano in un’ottica di rete a livello territoriale/locale, finalizzato a far comprendere l’importanza di una risposta sistemica al fenomeno della vittimizzazione secondaria e della violenza contro le donne. A tal fine si forniranno informazioni sulle procedure attivate dalle reti antiviolenza locali che saranno presenti nei laboratori con loro referenti, così da permettere il contatto diretto con il sistema di intervento locale contro la violenza verso le donne e migliorare le proprie pratiche professionali anche con meccanismi corretti di referral per sostenere i percorsi di uscita dalla violenza.
La giornata include una performance teatrale interattiva che rappresenta un tratto d’innovazione del progetto formativo, pensato soprattutto per aumentare la consapevolezza e la comprensione tra i gruppi target delle radici sociali e culturali della violenza contro le donne. Le performance teatrali sono, pertanto, parte integrante della formazione e avranno il compito di approfondire la conoscenza degli stereotipi, le modalità vittimizzanti e sensibilizzare le/i partecipanti. Il fine è quello di stimolare dibattiti e discussioni tra le diverse categorie di professionisti partecipanti, che saranno anche chiamati ad intervenire. Questo approccio esperienziale, altamente coinvolgente e accattivante, vuole trasmettere nuove intuizioni nelle dinamiche culturali della vittimizzazione secondaria.
Sono previsti 10 appuntamenti in 10 città italiane:
Cosenza, Milano, Napoli, Nuoro, Padova, Palermo, Parma, Pescara, Pisa, Trieste.
In via preliminare, si ricostruiscono le dinamiche attraverso le quali si manifesta la violenza di genere. In tale prospettiva, si analizza il ciclo e la spirale della violenza, nonché le forme di potere e di controllo, attirando, soprattutto, l’attenzione sulla differenza concettuale tra violenza e conflitto. Infine, anche attraverso l’utilizzo di casi pratici, si tratta il tema della valutazione del rischio, con l’analisi anche degli strumenti più diffusi: EVA e SARA.
Il modulo si struttura in tre segmenti. Nella prima parte, si analizza il profilo normativo, a partire dalla definizione di “violenza” accolta nella Convenzione di Istanbul, e la funzione che tale fonte attribuisce al ruolo della società civile nel contrasto alla violenza contro le donne. Segue un approfondimento sulla natura e sulla finalità dei Centri antiviolenza; sulle attività di accoglienza, ospitalità, orientamento lavorativo, di consulenza legale e psicologica. In conclusione, attraverso l’analisi di casi pratici ed esperienze maturate sul campo, si illustra il percorso di uscita dalla violenza, la metodologia dell’accoglienza nei centri, la cura del trauma attraverso l’esperienza della relazione.
Tema del modulo è l’analisi del fenomeno della vittimizzazione secondaria nell’ambito della violenza di genere, a partire dal ruolo di sollecitazione che i diversi organismi sovranazionali hanno tenuto nei confronti dei legislatori nazionali, fino all’esame della disciplina interna, che ha recepito, con d. lgs. 15 dicembre 2015, n. 212, la Direttiva 2012/29/UE.
La complessità del fenomeno richiede, in via preliminare, l’individuazione di una possibile definizione della vittimizzazione secondaria che tenga conto dei diversi ambiti in cui può manifestarsi.
In secondo luogo, l’esame degli strumenti idonei per contrastare il fenomeno in un’ottica globale, culturalmente avanzata, evidenzia la centralità della tutela delle vittime dei reati di violenza di genere, nel settore civile, minorile e in quello penale, e sottolinea la necessità di un’opera di armonizzazione per offrire uno spazio di tutela effettiva e sostanziale alle persone offese, anche nella rappresentazione mediatica.
Infine, l’analisi normativa e giurisprudenziale tenderà a verificare l’efficacia delle scelte normative e l’attuale impatto culturale.
Il modulo offre un inquadramento sistematico delle norme previste per contrastare la vittimizzazione secondaria nei casi di violenza sessuale, attraverso un excursus storico che evidenzia il mutamento culturale sotteso alle evoluzioni normative. Nella seconda parte, si affronta l’incidenza dei “miti dello stupro” nelle vicende giudiziarie nazionali ed internazionali. Infine, si verifica l’idoneità del sistema di tutela dalla vittimizzazione secondaria per valutarne l’efficacia, anche alla luce della giurisprudenza sovranazionale.
Il modulo analizza il fenomeno della violenza di genere e della violenza domestica, esaminando in particolare le fattispecie di atti persecutori (art. 612 bis c.p.), di maltrattamenti (art. 572 c.p.) e le riforme introdotte dal c.d. Codice Rosso, anche in chiave comparatistica. La prospettiva di indagine si estende alle fonti sovranazionali, a partire dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Istanbul, 11 maggio 2011), che, fondata sulla Raccomandazione “Rec(2002)5 on the protection of women against violence”, stabilisce per la prima volta dei parametri vincolanti per prevenire la violenza contro le donne e la violenza domestica, proteggere le vittime e punire gli autori, nonché alla giurisprudenza della Corte Edu in materia.
Nell’ultimo quinquennio di riforme che hanno inciso sul procedimento penale, grande attenzione è stata dedicata alla persona offesa; gli interventi sono stati favoriti dalla spinta propulsiva del motore europeo e internazionale e elaborati cavalcando le ondate emergenziali che ciclicamente attraversano il nostro sistema, causate dalla recrudescenza di episodi di violenza di genere. Attraverso l’esame delle modifiche introdotte con la l. 69/2019, si esamina l’efficacia delle soluzioni adottate per contrastare il fenomeno della vittimizzazione secondaria, alla luce delle violazioni riscontrate in sede sovranazionale proprio per le carenze applicative della originaria disciplina dettata a protezione della vittima nell’ambito della violenza di genere e domestica.
La vittimizzazione secondaria processuale è un fenomeno che caratterizza anche i procedimenti civili di separazione e divorzio, soprattutto in presenza di figli minorenni. Seguendo la linea di indagine dei reati violenti commessi nell’ambito del contesto familiare, si analizza la rilevanza della violenza domestica nelle decisioni relative all’affidamento dei figli e in riferimento alla responsabilità genitoriale; la violenza assistita e i maltrattamenti in famiglia con particolare attenzione al ruolo e alle funzioni dei servizi sociali, dei Ctu e dei periti di parte. L’attenzione è rivolta all’esigenza di formazione e di specializzazione, al coordinamento tra magistratura civile e penale e all’esame di casi giurisprudenziali nazionali e sovranazionali.
I media giocano un ruolo centrale nella percezione collettiva del fenomeno della violenza maschile sulle donne. Il punto è verificare in che misura aiutano ad accrescere la sensibilità e l’attenzione verso le diverse forme di violenza, o in che misura finiscono col riprodurre meccanismi di negazione, di giustificazione della violenza, o addirittura di colpevolizzazione della vittima. Attraverso le voci di specialisti dell’informazione e della comunicazione, nonché di studiosi delle tematiche della violenza, il modulo approfondirà il linguaggio verbale e visuale utilizzato dai media e dagli organi di informazione per raccontare la violenza, per ritrarre le vittime e per descrivere gli autori. Ci si interrogherà sui frame e le spiegazioni proposte, ma anche sul modo di presentare i dati e sulle fonti utilizzate. Infine ci si soffermerà sui diversi tentativi da parte delle stesse testate giornalistiche e dai professionisti dell’informazioni di mettere in campo spazi e forme di comunicazioni non solo corrette e rispettose ma anche capaci di andare oltre la cronaca per parlare in profondità all’opinione pubblica.
Interventi di:
Silvia Garambois, presidente GiULiA (GIornaliste Unite LIbere Autonome)
Giorgio Resta, professore ordinario di diritto privato comparato presso l'Università di Roma Tre
Alessio Miceli, presidente Ass. Maschile Plurale
Monica D'Ascenzo, giornalista Il Sole 24 ore e responsabile Alley Oop
Rosario Cecaro, giornalista e docente presso l'Università degli Studi di Sassari
Il modulo prende avvio da una riflessione strutturale sulla necessità di un approccio multiagency che punti sul coordinamento e sul raccordo delle differenti istituzioni coinvolte. Si prosegue riflettendo sulle possibilità di lavorare efficacemente per contrastare quelle molteplici forme di diniego e minimizzazione che si registrano non solo tra gli autori ma spesso anche nell’ambiente sociale, tra i professionisti coinvolti, negli stessi canali di informazione, e che si accompagnano alle forme di proiezione e colpevolizzazione della vittima. Si passa, quindi, ad analizzare i presupposti culturali della violenza maschile contro le donne attraverso una riflessione sui modelli sociali dominanti nelle relazioni intime tra uomini e donne e sulla necessità di superare questi modelli come antidoto alla violenza. Si insiste, infine, sulla necessità di affiancare al lavoro culturale e politico che è stato fatto in questi anni dalle donne, anche un lavoro di responsabilizzazione e coinvolgimento degli uomini a partire dalle comunità locali e dalle reti territoriali, invitandoli a giocare un ruolo più consapevole e responsabile di fronte a questi fenomeni.